19 marzo, 2008

PICCOLO E' BELLO

Sono nato in un Paese grande (ahime' non in un grande Paese): coi suoi 60 milioni l' Italia e' nella top 20 mondiale per numero di abitanti. Adesso vivo in Lituania, 3 milioni e mezzo di abitanti, e bazzico gli altri due Paesi baltici, entrambi sotto i 3 milioni. Mi tengo informato anche sui Paesi scandinavi, tutti tra i 4 e i 9 milioni.

Posso dunque confermare in prima persona: in pochi ci si organizza meglio. Non c'e dubbio che in questi Paesi c'e piu' ordine su tutti i fronti. Cio' accade per ovvi motivi "logistici" (una casa piccola si rassetta piu' velocemente), ma a mio modo di vedere dipende enormemente anche dall' aspetto culturale. Le popolazioni suddette sono culturalmente molto omogenee al loro interno. Queste genti hanno davvero in comune un passato uniforme. Dunque oggi ci sono si' una destra e una sinistra, ma la distanza tra i due poli non e' cosi marcata, e cosi' le decisioni in parlamento e altrove vengono prese con maggiore velocita' e senza infinite diatribe e lungaggini. I valori di fondo in cui credono sono simili, cosi come la vision sul futuro del proprio Paese. L' attaccamento alla bandiera nazionale e' pure forte, poiche' appunto i cittadini si riconoscono in quella bandiera, per la quale sono disposti a fare sacrifici: non solo nel privato dunque (lavora, lavora per metter fieno in cascina), ma appunto nel pubblico (diamoci da fare, il Paese ne trarra' beneficio, dunque anch'io personalmente). I Lituani sono fierissimi della propria storia, che e' davvero la storia delle loro famiglie, dei loro antenati, la possono quasi toccare con mano nel proprio albero genealogico. Ed hanno un fortissimo desiderio di riscatto nazionale: "la Lituania", sostengono entusiasti e speranzosi, "deve tornare a vivere e pulsare con forza".

Gli scandinavi, che passano per (e sono) tranquilloni pacifisti, hanno pero' nei secoli passati deciso bene di dividersi in 4 Stati, ognuno dei quali appunto popolato da pochi milioni di persone. Perche' noi abitanti della penisola, con storie e passati diversissimi, dobbiamo stare forzatamente uniti quando tale unita' e' stata creata artificialmente nemmeno 150 anni fa? I confini di Inghilterra e Francia sono tali da moltissimi secoli, loro hanno in effetti una storia comune. Ma noi dobbiamo andare a ripescare l' impero romano per trovare della affinita': quasi 2000 anni sono passati! 2000.. E la lingua in comune? In Irlanda si parla l' inglese. In Belgio il francese (e il vallone..). In Svizzera tre lingue. In Austria il tedesco. Senza contare che in diverse discipline sportive il Regno Unito si presenta ai campionati del mondo con quattro nazionali ben distinte (Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda del Nord): le differenze storico-culturali sono fortemente sentite e ufficialmente protette. Perche' dunque un solo Stato di lingua italiana, nonostante i trascorsi diversissimi?

Il mio non vuol essere un chiuso ed egoista indipendentismo "padano". Penso di essere sempre stato uno dei piu' ferventi sostenitori della UE e della cooperazione pacifica internazionale. Il mio discorso non e' egoistico, ma vale per un sano sviluppo di ciascuna macroregione della penisola (idealmente ne vedrei tre o quattro: nord, centro-nord/centro-sud e sud), non solo della mia. Sono convinto che nel lungo periodo a tutti gioverebbe un' autonomia: in Toscana ed Emilia hanno una forte tradizione rossa? Benissimo, lasciati a se' stessi avranno una coerenza di lungo periodo che giovera' loro. Al Sud non saprei che dire: anche li forse una volta tagliati i viveri provenienti da Nord si darebbero internamente una smossa. Oppure le mafie dominerebbero ancor piu': anche quello e' un sistema con una coerenza interna, e se alla maggioranza della popolazione locale sta bene cosi'...; cosa che dubito fortemente - credo i tempi siano cambiati e si verificherebbe forse una reazione importante. Beh, ok, lo ammetto: la questione Sud e' un bel casino!

Essere cittadino di un piccolo Stato ha una forte influenza non solo a livello di societa' in toto, ma anche sulla psicologia dei singoli. Un "comune cittadino" di un grande Stato tende a sentirsi "piccolo", a volte microscopico, poiche' appunto la sua persona e' una piccolissima parte del tutto. Inoltre per reazione detto cittadino tende ad ingigantire ancor piu' cio' che lo circonda. In un Paese piccolo invece ci si sente meno schiacciati dalla grandezza del sistema, si vive maggiormente in naturale sintonia con l' ambiente circostante. Ad esempio: io qui a Vilnius incrocio almeno una volta la settimana la macchina presidenziale, ed intravedo tra i finestrini il presidente Adamkus. In Italia il Presidente della Repubblica lo vidi solo una volta (il buon Pertini) quando alle elementari visitammo il Quirinale in gita a Roma, ed ho ancora la foto a casa. Un evento "memorabile": il presidente lo vidi come una sorta di super-uomo che viveva in un lontano mondo dorato.

Per via dei miei interessi artistici e grazie ad alcune conoscenze ho avuto modo di conoscere piuttosto bene alcuni cantanti, artisti, musicisti, e personalita' di spicco della Lituania. Mi ha colpito l' atteggiamento semplice e coi piedi per terra di questi personaggi: certo non saranno del calibro di certe star internazionali (ma alcuni sono comunque di livello tecnico altissimo), ma facendo le debite proporzioni questi non se la tirano neanche la meta' della meta' della meta' di alcuni dei loro colleghi stranieri. Ne' la gente li considera inarrivabili o intoccabili, ma anzi li approccia spesso con un affetto quasi familiare. Proprio come accade con le stelle del basket, sport nazionale in cui i Lituani eccellono: quando i giocatori ritornano in patria dopo gare internazionali, vengono accolti al piccolo aeroporto con semplice e gioiosa festa, senza esasperazioni, isterismi o montature. Insomma in ambienti piccoli non si generano sciocche mitizzazioni (che sono appunto balle ed artifici mediatici), e cio' aiuta a mantenere uno sguardo equilibrato sulle cose della vita.

Basta pensare all' America per vedere quello che, al contrario, accade nei Paesi di grandi dimensioni: i loro rappresentati piu' noti, spesso anche quelli validi, vengono volenti o nolenti trasformati dal sistema in mostruose caricature. Pur se popolosi, politicamente gli Stati Uniti sono invece compatti, essendo un giovane popolo di immigrati, ma cio' rappresenta un' eccezione a quanto visto sopra. Ma in generale va detto che gli USA sono sempre stati campioni nella ricerca del grandioso e superficiale, dello smodato ed eccessivo. Di cio' hanno fatto un paradigma su cui basare la spinta al proprio sistema di consumi: comprati il rimmel che usa Angelina Jolie, e parteciperai anche tu un po' al brivido del successo! Ma osservando la loro societa' non viene da invidiarli (sebbene alcuni aspetti del loro entusiasmo siano davvero encomiabili): loro stessi se ne stanno rendendo conto ed oggi negli States e' tornata di moda la cara vecchia (piccola) Europa.

Vivere in un Paese piccolo in definitiva aiuta dunque i suoi cittadini a mantenere una dimensione a misura d' uomo. Cio' e' buona cosa, poiche' come dicevano i filosofi presocratici: "nulla di troppo". E chi trasgrediva questa massima veniva indicato come sicura vittima dell' ira degli Dei: meglio lasciarli in pace, gli Dei dell' Olimpo, perche' se si infuriano son dolori.

09 marzo, 2008

CAZZEGGIO


Ahime', si e' conclusa la mia serie positiva a FreeCell che resisteva da settimane. Comunque la striscia di 48 vittorie consecutive mi rallegra il corazon! Il solitario di Windows e' un classico intramontabile.

08 marzo, 2008

11 EURO

Esattamente 40 Litas. Ecco quanto ho speso per una valida cena a Pizza Jazz, locale trendy nel centro storico di Vilnius, nonche' catena di successo nei paesi baltici.

Sembra quasi una discoteca: ampi divani di velluto rosso, musica rigorosamente ed esclusivamente deep/jazz house , design minimal ma dai colori caldi. Locale particolarmente apprezzato dalle donzelle, tant'e' che a volte viene il dubbio che l' ingresso sia vietato ai masculi.

Ecco il mio pasto: piattone (tipicamente abbondante) di lasagne, davvero apprezzabile, un filo sopra ad una lasagna media italiana; carpaccio onestissimo e condito al punto giusto; due panini (non c'e' il coperto da questo parti), bottiglia di minerale, caffe' macchiato (un affidabile Lavazza, tal quale a come lo si beve in Italia).

Il locale e' piuttosto grande, su due piani, e come di consueto i tavoli sono molto distanziati fra loro, dando un senso di agio e relax: altro che razionalizzazione degli spazi. Il concetto di "affollato" da queste parti viene utilizzato per indicare assembramenti di persone nell' ordine di qualche dozzina: cio' vale per il ristorante, il cinema, i concerti, i locali.. Dovunque vai, ci sono sempre spazi aperti e in sostanza resse qui non se ne vedono mai, fatto salvo il giorno dell' Indipendenza nazionale. Se un locale tende a riempirsi viene subito dato come "tutto esaurito", anche se poi in realta' all' interno non c'e' vera ressa.

Come spesso accade, anche a Pizza Jazz ci sono stanze "nascoste", di solito prenotate per feste ed eventi privati. La "stanza segreta" piu' clamorosa che mi e' capitata fu al Forum Palace, una grande discoteca all' interno di un centro sportivo. Fui invitato ad un party da conoscenti "in", coi quali, una volta dentro il locale, fummo fatti entrare in una porticina nella penombra e da li' su per una buia scaletta che ci fece accedere ad una ampia sala tutta velluto e champagne, ad almeno tre piani piu' in alto. Da li, una grande vetrata fume' offriva una vista esaustiva sul sottostante pubblico danzante. Roba un po' KGB e un po' 007 (comunque di dubbio gusto, giocattolini insulsi per nuovi ricchi).

A Pizza Jazz questi spazi sono di solito prenotati, ma l' altra sera ho trovato casualmente libera la zona prive' all' interno dell' ampio bovindo (ve ne e' una seconda totalmente separata dal resto del locale). L' accesso a quest' area e' consentito esclusivamente a piedi scalzi, poiche' un singolo voluminoso divano circonda l' unico tavolo per tutto il suo perimetro e dunque occorre letteralmente scavalcarlo per sedervisi. E cosi', chiusi gli altissimi e scenografici tendaggi dietro di me, ho avuto modo di godermi questa sorprendente cena romantica con la mia morosa, mentre di tanto in tanto la cameriera faceva capolino tra le tende.

Ecco cosa si riesce ancora a fare a Vilnius con 11 euro, nonostante il neonato problema dell' inflazione che nel 2007 ha raggiunto il 9,5%. Ovviamente scegliendo locali meno d' elite si spende tranquillamente la meta' e, fuori dalla capitale, ancora meno. Peraltro non tutti i prodotti e servizi sono cosi' a buon mercato: gli affitti, per esempio, sono sui livelli dell' Italia centrale, cosi come il prezzo degli immobili del centro.

Spiegavo alla mia morosa che, se fossimo a Milano, per avere un trattamento del genere dovrei chiamarmi Giorgio Armani e moltiplicare per trenta il conto finale. E comunque ci sarebbero facce impostate, gente stressata che schiamazza, sguardi tristi con labbra rifatte, sulle note magari di un pezzo di Ramazzotti.

04 marzo, 2008

RACHMANINOV


Foto di gioventu' del pianista e compositore russo: di profilo, col capello corto, ci somiglio un bel po' eh? Scatola cranica e lineamenti in generale ci sono, certo avrei gradito una maggiore somiglianza nelle capacita' musicali..

02 marzo, 2008

GUERRIERI



Non sono solo questi tosti "polar bears" a sfidare il gelo. Nella dysneyana piscina che frequento ci sono, tra cascatelle e liane, saune di mille tipi (qui ne vanno pazzi) distinte dal grado di umidita' interno. La cosa che mi ha lasciato di stucco e' proprio questa stanza del ghiaccio, dove trovi una distesa di ghiaccio ridotto a "granita" in cui ruzzolare tra una sessione di sauna e l' altra. Solo alcuni valorosi, di solito dall' accento russo, vi accedono. Formidabili guerrieri.

E' indubbio che la gente russa da' grande importanza alla fisicita'. Mens sana in corpore sano? Vedendo la brutalita' che aleggia in molti ambienti russi viene da pensare di no. Nella massima latina c'e' del vero: a condizione che l' esercizio fisico sia affiancato all' esercizio mentale. Il corpo sano (anzi sanissimo), abbandonato a se' stesso, e' puro animale: fa piu' danni che altro.

01 marzo, 2008

BASTA SHOPPING, TORNIAMO A VIVERE!

Dal Guardian: http://www.guardian.co.uk/business/2008/jan/13/retail.creditcrunch

Inghilterra: uno dei piu' floridi Paesi europei, con un' economia in straordinaria crescita da 15 anni. Ma questo articolo del Guardian indica una contrazione dello shopping selvaggio tanto caro ai consumatori inglesi. Ovvi i motivi: generale sofferenza dell' economia, sfiducia nell' abusato e pericoloso ricorso al credito, timori di un brusco calo del valore degli immobili, ecc.

Ma i motivi sono anche di natura culturale e psicologica, come si evince dal bel commento del professor Cooper della Lancaster University. Spiega che la gente continua a lavorare sempre piu' in una spirale vorticosa, che sottrae tempo agli aspetti piacevoli della vita, e la mania dello shopping e' dovuta ad un tentativo di ricompensa psicologica: lavoro come un matto, guadagno di piu' (nel Regno Unito..), ma poi il sabato mi compro il maglionicino nuovo o il gadget tecno per premiarmi, per comprarmi un po' di felicita' (perduta durante la settimana lavorativa).

A quanto pare gli evoluti inglesi stanno capendo che il giochino non funziona: sempre piu' lavoro, sempre piu' denaro, sempre piu' acquisti, ma la felicita' non si vede neanche col binocolo. Il professor Cooper suggerisce quindi che sta per verificarsi una rivoluzione nel rapporto lavoro/tempo libero: la gente chiedera' piu' tempo libero per dedicarsi a relazioni e svariate attivita', da cui ottenere vero appagamento. Credo non sia una fantasia: il mercato si adatta alle continue esigenze dei consumatori, e non viceversa. Dunque se davvero la gente smettera' di acquistare in modo bulimico, molti business soffriranno, e si iniziera' ad offrire altro. Ed il sistema si assestera' ritoccando il suddetto rapporto lavoro/tempo libero.

Cio' e' sostenuto anche da Jeremy Rifkin in "La fine del lavoro", secondo cui e' inevitabile che in futuro lavoreremo meno della meta' e avremo molto piu' tempo libero a disposizione (grazie alla tecnologia). Anche in questo caso la globalizzazione ci ha fatto fare un bel passo indietro (addio alle 30 ore settimanali stile Wolkswagen): ma il principio di fondo rimane, e le nuove tendenze anglosassoni lasciano ben sperare.