15 luglio, 2009

MADONNA @ SAN SIRO


di Simone G.

“Nonfogghettapposte! Nonfogghettapposte!”. Non mi è subito chiaro quello che un partenopeo sudato sta gridando mentre brandisce recenti gadget della divina. Don't forget the poster. Solo due euro aggiunge. Lo show " dolce e appiccicoso", uno degli eventi più attesi dell'anno, è appena finito e la massa di fedeli si allontana dallo stadio, incanalata tra carovane di venditori ambulanti di porchetta. Ma facciamo un passo indietro.
Alle sette di sera circa di un martedì di luglio. Non avevo previsto la partecipazione alla colossale baracconata di cui riporto le mie impressioni a caldo. E’ capitato all’ultimo minuto, per gentile concessione di un amico, di ritrovarmi fra le mani un biglietto per la data milanese del “Sticky & Sweet “ tour di Madonna. Ed eccomi qui a raccontare. Da una posizione privilegiata, sotto la luce grigia del classico, afoso tramonto meneghino, vedo cappelli da cow boy bianchi e occhiali “aviator”, ma soprattutto occhiali da sole dalla montatura bianca e le lenti a forma di cuore. Quelli che ad un certo punto della serata Lei indosserà con classe e grinta. Ho scoperto con mia grande sorpresa, che ci sono alcune persone che cercano di imitarne delle altre (si chiama emulazione, è un’abitudine piuttosto diffusa, né è vittima il conformista e, dicon gli psicologi, chi ha scarsa autostima).
Distribuite tra la platea e gli spalti una distesa di mamme con le figlie, le quali con disinvoltura portano magliette raffiguranti Madonna a gambe spalancate. Non mancano nemmeno le figlie di qualcun altro con i rispettivi papi, mescolate a gay e lesbiche di ogni età di cui i primi quasi sempre più riconoscibili, eppoi nouveaux riches della libera professione tra cui certamente un congruo numero di parrucchiere affermate, oltre a famigliole da vari angoli della penisola, giovani e meno giovani allegri e colorati. Insomma, un panorama che molto difficilmente incontrerebbe l’approvazione di nessun ayatollah. Gli astanti vicino alla tribuna vip non guardano il palco ma in direzione opposta, cercando di intravedere un vip da fotografare. E sospetto che la maggior parte della gente che trovo qui è la stessa massa di telespettatori che, se proprio non si presenta per le selezioni del grande fratello catodico, almeno lo guarda con certa regolarità. Ma questa è soltanto una tentazione bacchettona.

Quasi un imperativo i colori bianco e rosa, anche per lo zucchero filato in vendita durante lo spettacolo. Stivali di cuoio con minigonna e canottiere. Silicone sottocutaneo qua e là, con una concentrazione per metro quadrato superiore alla media nazionale. La giovane bionda cinquantenne mia vicina di posto sfodera un cellulare brillantinato (con una colla speciale, spiega) mentre la sua giovane bionda cinquantenne amica le dice: “sai, all’ultimo concerto dove sono stata, a Miami, ero seduta accanto a Cameron Diaz e le ho detto are you Cameron Diaz e lei mi ha risposto yes I am…”. Beh, t’è andata male questa volta, bella. Non vedo nessuna Cameron Diaz, ma se ti interessa là sotto ho adocchiato Alba Parietti. Fa lo stesso? Le due vamp, tra l’altro, scorgono la copertina del mio biglietto invito notando la scritta “private banking”. Intuendo erroneamente uno status di privilegiato, è come se avessero appena scoperto un grosso fallo, con quella malizia più che stupore, con cui lo guarda chi ne ha già visti di quelle dimensioni.
Ma parliamo di musica e del suo contorno, basta aperitivi.


Dopo l’apertura del buon Oakenfold, dj e remixer mondiale qui con delega da supporter (il quale ha riscosso l'apprezzamento del pubblico), i tempi sembrano ormai maturi per l'ingresso della diva. Lo lasciano intendere i fischi in aumento per intensità e frequenza, sinonimo di impazienza, e le ola continue, espressione di noia accumulata. L’inizio è ovviamente un’esplosione di suoni e luci all’altezza del personaggio. Un magma delirante la combinazione di decibel con le gigantesche M come Madonna stampate sul muro di casse dell’impianto acustico, la pedana che si protende davanti al palco fino al centro della platea, terminando in una specie di eliporto sul quale cala, in più occasioni, un lampadario enorme con funzioni ora di sipario, ora di schermo circolare per le proiezioni. E’ qui sotto che avviene la festa vera, dal ring di pugilato che emerge con tanto di combattenti, al pianoforte a coda sul quale la star è adagiata avvolta da un saio monacale, fino al concerto nel concerto, quasi per intimi, di un gruppo di gitani veri mentre scorrono video e riprese satellitari di India e Romania. Mentre Madonna applaude come un pappone sdraiata su cuscini finemente decorati. In uno dei primi brani, non chiedetemi il titolo, le immagini sui megaschermi vedono l’amica Britney Spears protagonista, presa dalla pazzia in un ascensore fermo. E’ un circo a cui mancano solo i nani sulle biciclette. Poi, all’improvviso, mi accorgo che non avevo minimamente considerato la presenza di musicisti sul palco. Vanno e vengono su pedane mobili ma ci sono! Ed io che fino ad oggi avevo assistito solo a concerti rock e jazz. Chissà dove avevo pensato di andare stasera? Di certo, sono ad un festival multietnico del tutto normale nel mondo dello spettacolo: ballerini thai dai lunghi rasta biondi, strumentisti afro in abito da sera, molto-più-che-seminude bianchissime danzatrici sadomaso dai capelli neri a caschetto e, finalmente, il bacio saffico di Madonna, che tutti ormai si devono aspettare, prontamente stampato sulla bocca di una figurante con velo da sposa.


Non vorrei, ma devo tornare a commentare ciò che accade attorno a me, nel breve raggio. L’altra mia vicina di posto, giovane trentenne verso gli anta (ehi, siamo tutti giovani qui e ci divertiamo!), si agita con passione inusitata. E' decisamente una fan scatenata. Nonostante le sia stato assegnato un posto a sedere, il suo sedere è tra le cose meno a posto di questo storico evento. In piedi, accompagna i balli del suo idolo replicandoli fedelmente (vogue…strike a pose), cantando i testi e, scaldandosi come un’indemoniata, solleva lentamente la sua maglietta di spugna fucsia trascinando le mani lungo i fianchi, fino ad afferrarsi il seno e lasciare intravedere quella pista di atterraggio il cui centro ideale è l’ombelico . Mentre ondeggia con sensualità esibita, la distanza tra il suo fondoschiena e le labbra gonfie aumenta progressivamente, come se fosse impegnata una mossa di danza hip-hop o in un passo di aerobica estrema. Non essendo lei Beyoncé, ahimè, il risultato è piuttosto comico. Una poltroncina più in là, quello che presumibilmente è il suo fidanzato si muove impacciato, abbozza un sorriso ma almeno all'apparenza resta indifferente.

I brani iniziano spesso con la cantante quasi sdraiata mentre si muove inquieta a braccia spalancate e gambe conserte, come se si stesse divincolando per uscire da un uovo o emergesse dalla nuda terra, un essere primordiale agli albori della civiltà che rinasce da se stessa al volgere di ogni nuova moda. Gli arrangiamenti di tutto il suo repertorio sono declinati esclusivamente secondo il gusto degli ultimi album, diciamo non più in là degli ultimi dieci anni, con un inevitabile accento su ritmiche tecno sostenute, elettronica al passo con i tempi, riadattamento dei vecchi pezzi opportunamente smontati e ricostruiti all’interno di nuove architetture sonore. Si avvinghia al palo della lap dance, salta la corda da sola o in compagnia, ma la cosa che Madonna ama fare di più è suonare la sua chitarra elettrica nera, una Gibson LesPaul mutuata dal hard rock, forse avvicinata a generi più soft da Lenny Kravitz. Ne afferra il manico come Giovanna d’Arco la spada. La tiene ad altezza pubica e percuote le corde con vigore ottenendone accordi di forte impatto. Specie se coperti dalla sovrapposizione di tutti gli altri musicisti all'unisono! Dice di amare l’Italia e aggiunge, ”grazie a Dio mio padre è italiano”. Probabilmente non lo ringraziava trent'anni fa, quando essere figlia di un immigrato del sud Europa in un America controllata da wasp e lobby ebraiche, finiva forse per alimentare il senso di rivalsa verso la società di una ragazza ambiziosa, determinata e intelligente. Dice anche di avere mal di gola e raffreddore, ma gli effetti e le diavolerie tecnologiche a sua disposizione mascherano quasi sempre ogni imperfezione, correggono le sbavature, grazie a chorus, harmonizer e quant’altro.

I cambi d’abito e di scenario non sono sempre repentini e vengono intervallati da veri e propri videoclip che sostituiscono del tutto la performance dal vivo in alcuni casi, giusto perché la regina planetaria di tutte le giovani bionde cinquantenni possa riposare qualche minuto o cambiarsi con più calma. E poi ritorna sul palco con più energia di prima, pronta a continuare questa celebrazione dell'universo femminile attraverso se stessa, fino all’epilogo della solenne messa cantata del pop, ai saluti finali mai fatti di persona e lasciati senza bis ad un cubitale GAME OVER fisso sugli schermi.

S.G.